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Chi riesce a leggere
è libero

Una biblioteca per ipovedenti in Cameroun, nel centro dell’Africa

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CAMEROUN

Quasi davanti all’università, in uno dei quartieri centrali della città, ma in una via laterale un po’ nascosta, c’è la sede del Pavillon Blanc, una biblioteca per ipovedenti. Un progetto che intreccia le difficoltà di chi vede male con la situazione degli albini, ipovedenti dalla nascita e discriminati per il colore della pelle.

Nella maggior parte degli stati africani, infatti, chi nasce albino è emarginato: il colore della pelle evidenzia la particolarità e le credenze popolari aumentano la discriminazione. Spesso si crede che le parti del corpo degli albini servano per pozioni magiche, che ci vedano bene di notte, che non muoiano mai. Un pericolo peggiore, però, sono gli aspetti clinici: la depigmentazione della pelle rende gli albini molto vulnerabili ai forti raggi solari del Cameroun. I tumori alla pelle sono frequenti e letali:è raro vedere un albino di 50 anni – ci raccontano.

E poi c’è il problema della vista, che condiziona la vita e i rapporti sociali di chi è affetto da albinismo. Il tasso di abbandono scolastico è altissimo, proprio perché i bambini faticano a leggere, si sentono esclusi e perdono la motivazione. Sempre più gli albini continuano ad abbandonare il ciclo di studi per i problemi di vista.

Da qui è nata l’idea della biblioteca per ipovedenti.

Stephane è un giornalista esperto di geopolitica. Scrive per diverse testate ed è ospite fisso di una radio panafricana che emette dal Canada: Cameroun Voices. Il mestiere non sempre paga, e per vivere è diventato anche mediatore culturale per una cooperativa piemontese. Vive tra Douala e Torino e qui insegna italiano ai profughi. Stephane sogna di costruire il Pavillon Blanc da quando era bambino e il primo aggancio l’ha trovato proprio in Italia: «sono arrivato nel 2007, nella stiva di una nave, a Genova. Ho chiesto asilo e ho avuto la protezione sussidiaria» racconta senza cambiare espressione. Grazie ad una borsa lavoro alla Claudiana di Torino, ha conosciuto l’8 per mille Valdese.

Essere albino è dunque un’etichetta sociale, in Cameroun, che va al di là del colore della pelle e delle superstizioni: grazie al lavoro della biblioteca, è possibile lottare contro la mancanza di possibilità. «Se albino vuol dire avere problemi di esclusione sociale e meno strumenti di chi ci vede bene, allora non sono più albino» dice Stephane.

UNA QUESTIONE DI EDUCAZIONE

In Cameroun, a scuola, l’assistenza per gli ipovedenti non è efficace. Spesso si mettono i bambini al primo banco, o si avvicinano alla lavagna, per permettere loro di vedere meglio. Ma le lavagne non sono come quelle delle nostre scuole, sono larghe e occupano tutto il muro, dunque la superficie utile sarà solo una piccola parte, per chi vede male. Un tempo le prove scritte erano stampate in caratteri troppo piccoli: lo Stato ha ingrandito leggermente i caratteri, ma non basta ancora. Se non si riesce a leggere il testo delle domande non si riuscirà nemmeno ad accedere alla prova. I responsabili della biblioteca sono convinti che a un problema culturale si debba opporre una soluzione di tipo culturale: risolvendo il problema dell’educazione e spingendo i ragazzi albini ad andare a scuola si potrà a abbattere il muro dell’emarginazione.

Leggere è anche un’attività ludica che provoca piacere, ma un bambino che fatica il doppio per leggere, non avrà più voglia di farlo. Così è per gli adulti con la lettura dei quotidiani: tuttavia, chi non riesce a informarsi è escluso da parte delle dinamiche sociali. Nel 2018, per esempio si terranno le elezioni e conoscere i candidati è un diritto di tutti i cittadini, anche di quelli che ci vedono poco.

Con le scuole Le Pavillon Blanc vorrebbe lavorare a stretto contatto: per farsi dare i testi delle prove in anticipo, per esempio, in modo da poterli ingrandire per gli ipovedenti. Facendo bene attenzione a non cadere mai nella cosiddetta “discriminazione positiva” che, anche se fatta a fin di bene, resta un’importante differenza nell’uguaglianza dei diritti.

Un bambino che lascia la scuola per andare a chiedere l’elemosina è una sfida persa, e l’associazione lavora per restituire sorrisi, prospettive e speranza a chi crede di non averne più. «Chi riesce a leggere è libero» dice Stephane.

Il centro è frequentato da una quarantina di persone in modo stabile, più altre che vengono ad utilizzare la sala informatica. Ma non sono solo albini, anche altri ipovedenti, anziani, bambini. Le volontarie accolgono le persone che arrivano da tutta la città per informarsi, leggere o avere un momento di svago senza sforzare la vista. La biblioteca offre servizi per chi ha problemi di vista in generale: molti non hanno la possibilità di accedere all’oculista, per esempio, dunque Le Pavillon Blanc distribuisce occhiali usati ad un prezzo bassissimo. Per chi è affetto da albinismo, gli occhiali non possono correggere il problema degli occhi, poiché l’organo non si è sviluppato abbastanza. Ma con ausili come il video ingranditore o i testi dalle dimensioni incrementate è possibile fare la differenza. Questa è anche una biblioteca come le altre, ma con un’attenzione particolare ai problemi di vista. Le due stanze sono attrezzate con degli ingranditori per facilitare la lettura. Su una scrivania, uno scanner per rendere più leggibili i libri.

Ci vanno da uno a due mesi per i ingrandire libri di testo scolastici, ma la biblioteca non si occupa solo di libri per bambini: nel tempo ha ridimensionato anche il codice civile e il codice penale, o libri di canto, per le persone anziane.

«Agli editori non importa chi non vede bene» dicono i responsabili della biblioteca. Ma con un carattere normale su un libro di testo a scuola, un ipovedente spende più tempo a cercare di leggere che cercare di capire.

Utilizzando i macchinari o i libri con testi ingranditi, le persone con problemi di vista riescono a leggere nello stesso tempo degli altri usando tutto il proprio impegno per capire, e non per cercare di svolgere il solo atto meccanico della lettura. Lo sforzo porta a bruciore agli occhi, mal di testa e in ultimo scoraggiamento. Leggere deve portare piacere, non essere un incubo.

LA PROMOZIONE DELLA BIBLIOTECA

L’emarginazione sociale non è un concetto astratto, ma è una pratica quotidiana esercitata dalle persone che per abitudine o inconsapevolezza tendono a lasciare indietro alcuni: dunque è su queste persone che occorre agire con le informazioni e con la conoscenza, per cambiare le cose. Le Pavillon Blanc, come ogni biblioteca, vuole diffondere la cultura. Non solo con i libri, ma anche con opere di sensibilizzazione. Per esempio organizzando delle conferenze sull’albinismo negli istituti scolastici: «i ragazzi nelle scuole sono gli adulti di domani» dicono. Chi sa cosa significa l’albinismo e i problemi collegati, non discriminerà più, e metterà in atto un atteggiamento diverso rispetto a quello della tradizione che vede gli albini come esseri non umani.

La società di Douala, così come le autorità, hanno accolto bene questa nuova iniziativa: ma perché l’attività sia ancora più utile, è importante il coinvolgimento di un maggior numero di persone e associazioni. Uno degli obiettivi futuri del pavillon è essere un vero e proprio consulente dell’istituzione scolastica. «All’inizio qualunque progetto è difficile – dice Solange, volontaria della biblioteca – le persone non vogliono ascoltarti, ti respingono. Ma poi i risultati ci sono»; la rete di contatti si allarga sempre di più e le volontarie ora volantinano anche nelle chiese e per le strade. «Anche il passaparola è importante – dice Milène – non c’è mai stato un servizio simile in Cameroun.

SGUARDI VERSO IL FUTURO

Da pochi giorni Le Pavillon Blanc ha aperto una nuova sede, più spaziosa e comoda, in cui sarà più facile accogliere le persone che hanno problemi di spostamento: il nuovo centro si trova al piano terra, proprio a fianco della strada principale, nel quartiere dell’Università.

Per il futuro la biblioteca ha in cantiere un progetto di screening mobile, che a bordo di un’ambulanza possa raggiungere le persone ovunque. Oppure un giornale a caratteri ingranditi, in modo che gli ipovedenti possano anche essere informati e di conseguenza partecipare alla vita cittadina con più consapevolezza, contrastando l’esclusione. Durante l’ultimo incontro internazionale sull’albinismo, Le Pavillon Blanc ha stretto contatti con altre associazioni di cinque paesi africani, il Niger il Togo, la Costa d’Avorio, Guinea e Benin.

I responsabili sognano anche nuovi macchinari che permettano di effettuare una stampa dei libri ingranditi più veloce e di migliore qualità. E poi, chissà, aprire una sede a Yaoundé.

Le Pavillon Blanc, dunque, lavorando contro la discriminazione e l’esclusione sociale, non vuole rimanere nello status quo, e si muove sempre. Con l’orizzonte di continuare a ingrandirsi, come come i caratteri dei suoi libri.

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